Le fitte alle ovaie rappresentano uno dei sintomi che più colpiscono l’apparato riproduttivo femminile e spesso si accompagnano a crampi, dolore diffuso al basso ventre, sensazione di gonfiore, perdite vaginali più o meno abbondanti, dolore alla schiena e ai reni, ritenzione idrica, nausea, cefalea, rialzo della temperatura corporea, irritabilità, pancia gonfia, diarrea, meteorismo e sensazione di spossatezza.
Leggendo questo elenco di sintomi è facile riscontrare tutti i tipi di manifestazioni che incombono in concomitanza della mestruazione e dell’ovulazione, i due momenti chiave del ciclo ovarico e mestruale della donna. Si tratta pertanto di sintomi davvero molto diffusi al punto che ogni donna in età fertile ha ben chiara la sensazione di dolore e fastidio causato da questi disturbi.
Alla luce di quanto visto fino ad ora, le fitte alle ovaie, nella maggior parte dei casi, per quanto spiacevoli, non costituiscono un evento di cui doversi preoccupare, infatti rientrano in una sfera di manifestazioni legate a processi del tutto fisiologici.
In altri casi invece il dolore se davvero molto acuto, persistente, se si associa ad aumento di peso, comparsa di peli su viso e corpo, flussi mestruali troppo abbondanti e irregolari, può costituire la spia di un problema di interesse ginecologico che può compromettere la salute della donna e della sua fertilità.
Fornite le indicazioni principali sulle fitte dolorose alle ovaie, e sui sintomi che possono associarsi, possiamo procedere illustrando le cause più comuni alla base di questo disturbo.
In questo articolo parliamo di:
Quali sono le cause principali delle fitte alle ovaie?
Ovulazione
Rappresenta il momento in cui le fitte alle ovaie sono il sintomo più diffuso, e si localizzano in particolar modo ad una sola delle due ovaie, che corrisponde a quella in cui viene prodotto l’ovocita maturo.
Nell’ovulazione dolorosa al male ovarico si associano poi le perdite vaginali, che in condizioni fisiologiche si presentano trasparenti od opalescenti, di aspetto filamentoso e consistenza mucosa. L’ovulazione corrisponde al periodo di massima fertilità all’interno del ciclo ovarico e intercorre, in genere, al 14° giorno dall’ultima mestruazione, indicando che l’ovocita prodotto è maturo e pronto per la fecondazione, qualora entri in contatto con uno spermatozoo.
Mestruazione
Il momento in cui inizia la mestruazione, quindi quando compare il flusso mestruale. Coincide con l’insorgenza di crampi al basso ventre, fitte di dolore alle ovaie (in genere il dolore insorge soltanto ad un ovaio per ogni ciclo), cui si sommano altri sintomi come dolore alla schiena e ai reni, ritenzione idrica, pancia gonfia, rialzo della temperatura corporea, meteorismo, irritabilità e depressione dell’umore.
Questi sintomi in realtà possono anticipare la comparsa del sangue di un paio di giorni, o a seconda dei casi, di appena qualche ora, e possono perdurare fino al termine del flusso o ancora fino a dopo il ciclo.
Sindrome premestruale (PMS)
I canoni per definire questa condizione sono molteplici, e tra questi abbiamo: dolore inteso come sordo o acuto al basso ventre e fitte alle ovaie che si instaurano in un periodo che può precedere il ciclo mestruale di due settimane, per poi attenuarsi in corrispondenza dell’inizio del flusso mestruale. Se si tratta di sindrome premestruale i dolori spariscono del tutto dal momento della mestruazione fino al momento dell’ovulazione.
Gravidanza
Durante le prime fasi della gravidanza, in particolar modo nel periodo successivo alla fecondazione, uno dei sintomi più avvertiti è il dolore localizzato ad una od entrambe le ovaie, che si manifesta come fitte anche di grado intenso e trafittivo.
Malattia Infiammatoria Pelvica (PID)
Si tratta di una condizione patologica che si instaura a seguito di un’infezione a livello delle tube, dell’ovaio e dell’endometrio, causata dai batteri Chlamydia trachomatis e Neisseria gonorrhoeae. I sintomi di questa malattia sono febbre, in genere al di sopra dei 38°C, dolore localizzato in sede pelvica con fitte e dolori trafittivi alle ovaie e ancora presenza di secrezioni di consistenza mucosa e purulenta.
A questi si possono associare problematiche di maggiore interesse clinico quale infertilità e l’insorgenza di dolori cronici al basso ventre di difficile risoluzione, così intensi da compromettere in maniera negativa la qualità di vita della paziente, limitando le sue attività e spesso costringendola a letto per lunghi periodi. Il dolore in caso di PID non è correlato al flusso mestruale e affinché vi sia la diagnosi in genere il dolore deve persistere per un periodo pari o superiore ai 6 mesi.
All’origine di questo disturbo ci sono dei fattori promuoventi, quali scarsa igiene e promiscuità sessuale senza mezzi di precauzione.
Endometriosi
L’endometriosi è un processo patologico che va a colpire l’ovaio e tra le sue possibili conseguenze si ha una drastica riduzione della fertilità, dolori mestruali molto intensi (dismenorrea), manifestazione di dolori dopo il rapporto sessuale penetrativo e dolori cronici in sede del basso ventre (o pelvi).
Si tratta di un fenomeno piuttosto comune, tanto da riguardare il 12-15% delle donne in età fertile, in cui si ha la presenza di cellule dell’endometrio (componente dell’utero) situate in una sede esterna rispetto alla loro normale collocazione anatomica. Tra le sedi di impianto di queste cellule le più frequenti sono l’ovaio, i legamenti uterini, le tube uterine ma anche il peritoneo, l’intestino e l’appendice vermiforme. Anche in questo caso esistono dei fattori predisponenti al disturbo, sia di natura genetica, che ormonale ed ancora immunologica.
Il sintomo maggiormente avvertito è il dolore, anche se in alcuni soggetti l’endometriosi resta silente, in molti casi i dolori al basso ventre sono davvero molti intensi manifestandosi come fitte alle ovaie, sensazione di punture di spilli e dolori trafittivi diffusi a tutto il basso ventre. L’endometriosi è una condizione suscettibile alle variazioni ormonali, pertanto il fenomeno si manifesta in concomitanza del flusso mestruale, dando esito a processi infiammatori.
Cisti ovariche
Si tratta di formazioni di natura benigna causate da un’alterata maturazione dei follicoli ovarici, e si distinguono in:
- Cisti follicolari: formazioni contenenti liquido, insorgono per stimolazione ormonale durante le fasi del ciclo e in genere tendono a regredire in breve tempo, di norma basta un solo ciclo mestruale. Possono restare asintomatiche, oppure causare dolori e fitte alle ovaie;
- Cisti luteiniche: anch’esse tendono a regredire, ma impiegano un tempo più prolungato, in genere 2 o più cicli mestruali. Anche in questo caso il dolore può manifestarsi come piuttosto intenso oppure essere del tutto assente.
Sindrome dell’ovaio policistico
Situazione in cui si ha la comparsa di numerose cisti sull’ovaio, dovuta ad un aumento della produzione di ormoni mascolinizzanti (androgeni), e che a livello estetico comportano la comparsa di inestetici peli sul viso e sul corpo (condizione detta irsutismo), acne e sovrappeso.
Si tratta di un disturbo piuttosto comune, porta ad una drastica riduzione dei cicli mestruali che compaiono solo 2-3 volte nel corso di un anno, determinando anche ripercussioni sulla fertilità della donna. Le donne soggette ad ovaio policistico sono più predisposte a sviluppare diabete ed obesità.
Tumori dell’ovaio
Detto anche carcinoma ovarico, è tipico delle donne entrate in menopausa, ed insorge tra i 55 ed i 60 anni di età. In genere, il tumore dell’ovaio non causa sintomi rilevanti, se non nelle fasi avanzate della malattia, momento in cui si avvertono dolori intensi alla pelvi e fitte alle ovaie.
Come per molti altri tipi di tumore, i fattori promuoventi il suo sviluppo sono di tipo ormonale e genetico, ma anche legati ad una dieta ricca di grassi e proteine, abuso di alcool, abitudine del fumo ed obesità.
Diagnosi: a chi rivolgersi e cosa fare?
Abbiamo visto come nella maggior parte dei casi le fitte di dolore siano da riferire ad eventi del tutto fisiologici quali l’ovulazione e la mestruazione, entrambe fasi cruciali dell’età fertile della donna che si presentano a cadenza mensile.
Se il dolore è tollerabile, non impedisce di svolgere le proprie attività e se si associa a tutti quei sintomi visti prima tipici della sindrome premestruale, o degli eventi ciclici femminili, non è il caso di allarmarsi, in genere si rivelano utili semplici rimedi come borse dell’acqua calda applicate sulla zona pelvica, o un bagno caldo, associati ad una corretta idratazione ed una dieta ricca di vitamine e minerali (frutta e verdura).
Questi accorgimenti spesso risultano utili nel contrastare l’insorgenza del dolore ciclico. Dietro consulto medico è possibile assumere farmaci antinfiammatori e antidolorifici che aiutano a contrastare i sintomi e a lenire il dolore.
Qualora le fitte si presentino in assenza di flusso mestruale, e a seguito di un rapporto sessuale non protetto, si può prendere in considerazione l’ipotesi di una gravidanza, e procedere così a sottoporsi ad un test specifico per confermare o smentire.
Quando, invece, le fitte alle ovaie sono molto intense, limitano le attività quotidiane e si associano a sintomi quali aumento di peso, irsutismo, comparsa di acne e dolori frequenti o prolungati, è necessario sottoporsi ad una visita specialistica in ginecologia.
Il medico ginecologo, svolta un’accurata anamnesi (raccolta di tutti i sintomi riferiti dalla paziente), di norma procede con una visita dell’addome e della pelvi tramite palpazione, valutando la presenza di gonfiori, masse, punti di dolorabilità e consistenze.
Sulla base dei sospetti diagnostici il medico potrà effettuare un tampone cervico-vaginale, la raccolta delle urine, un’ecografia transvaginale per valutare lo stato di salute delle tube uterine, delle ovaie, dell’endometrio e del peritoneo o ancora una laparoscopia.
Quali sono le terapie più efficaci?
Le terapie sono in funzione della causa scatenante il disturbo, pertanto è necessario attenersi scrupolosamente alle indicazioni fornite dal medico ginecologo, evitando in qualsiasi caso di intraprendere l’uso di rimedi sulla base delle proprie convinzioni o dietro il consiglio di un articolo letto su internet.
La conseguenza di queste scelte potrebbe portare ad esiti irreversibili peggiorando il proprio stato di salute o compromettendo la propria fertilità.
In genere le terapie sono di natura farmacologica, e per esempio, in caso di malattia infiammatoria pelvica (PID) il trattamento verte sul lenire i sintomi dolorosi, pertanto in genere si somministrano farmaci analgesici, quali paracetamolo e antinfiammatori non steroidei (FANS), e, in casi di dolore molto intenso e disabilitante possono sommarsi anche trattamenti ormonali, antidepressivi e neuropatici.
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