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I noduli sono formazioni di piccole dimensioni, di consistenza solida ed in genere ben circoscritte, che si possono formare in numerose sedi del corpo. Molto spesso passano del tutto inosservate in quanto non danno segni visibili né sintomi di particolare rilievo.
Tuttavia, in determinate sedi possono risultare invece evidenti in quanto palpabili e fintanto visibili ad occhio nudo. Ed è questo il caso della tiroide, del collo, del seno e dell’ascella.
I noduli alla tiroide, come detto, possono essere individuati al tatto come strutture solide e ben localizzate, tuttavia nella stragrande maggioranza dei casi vengono individuati casualmente durante l’esecuzione di una ecografia del collo durante una visita di prevenzione o in relazione a controlli per altre patologie.
Sebbene la parola nodulo possa evocare significati nefasti e maligni, scatenando paure e timori che si tratti di un tumore è bene chiarire, prima di ogni approfondimento, che si tratta per lo più di formazioni benigne e che la necessità di eseguire approfondimenti, fa parte di un iter diagnostico volto ad accertarsi della sua natura, e quindi a limitare progressioni in senso maligno. Di fatto, un tumore (carcinoma della tiroide) è un evento piuttosto raro e che si accompagna a sintomi di rilievo.
Fatte queste premesse entriamo nel dettaglio dei sintomi e dei segni relativi alla presenza di uno o più noduli alla tiroide, ma prima è importante capire quali siano le funzioni di questo organo e la sua collocazione, al fine di comprendere meglio le conseguenze di eventuali alterazioni della funzione tiroidea.
Cos’è la tiroide e come funziona?
La tiroide è una ghiandola endocrina situata nella regione anteriore del collo, ed è costituita da una parte centrale detta istmo che collega i due lobi laterali, che nell’insieme le conferiscono l’aspetto di una farfalla. La tiroide è un organo costituito da follicoli, ossia da piccole vescicole di forma sferica che hanno la funzione di produrre gli ormoni tiroidei, ossia la triiodotironina (T3) e la tetraiodotironina o tiroxina (T4).
Gli ormoni tiroidei hanno il compito di regolare il ritmo cardiaco, il metabolismo basale, regolano la temperatura corporea, aumentano la capacità di contrazione del muscolo scheletrico, regolano il metabolismo osseo e l’ossificazione delle cartilagini in fase di accrescimento.
I noduli alla tiroide possono presentarsi come formazioni singole o multiple e la loro formazione è influenzata da fattori quali età (tendono ad essere più frequenti nei soggetti al di sopra dei 60 anni), il sesso femminile e le zone geografiche in cui la presenza di iodio (fondamentale alla produzione degli ormoni tiroidei) è scarsa, condizione tipica delle zone alpine fino al secolo scorso o dei paesi in via di sviluppo.
Quali sintomi si associano alla comparsa dei noduli? Come detto, nella maggior parte dei casi i noduli tiroidei non danno alcun sintomo, sono quindi asintomatici, tuttavia, a seconda delle dimensioni, del numero e della localizzazione possono manifestare dolore al collo, difficoltà a deglutire o respirare, massa solida sottocutanea, ingrossamento dei linfonodi del collo, gonfiore e sintomi sistemici quali un rapido dimagrimento.
Ipertiroidismo ed ipotiroidismo: cosa comportano?
I noduli alla tiroide possono essere suddivisi in:
- Caldi: sono meno soggetti ad una trasformazione in senso neoplastico, e comportano un maggior rilascio di ormoni tiroidei, condizione che può dare esito ad un quadro di ipertiroidismo. In questa condizione si manifestano numerosi sintomi, quali aumento della temperatura cutanea, sudorazione, aumento della circolazione sanguigna, retrazione della palpebra, riduzione del peso corporeo dovuto all’aumento del metabolismo basale, aumento dell’appetito, diarrea, aumento della frequenza cardiaca (tachicardia), iperattività ed insonnia;
- Freddi: sono più rari ma hanno una maggiore tendenza a trasformarsi in senso maligno, e determinano un minor rilascio di ormoni tiroidei, dando esito ad una condizione che prende il nome di ipotiroidismo. I segni caratteristici sono cute secca e ispessita, diminuzione della frequenza cardiaca (bradicardia), aumento di peso, ritenzione idrica, difficoltà di concentrazione, sonnolenza, stanchezza e sensibilità al freddo.
Noduli alla tiroide: in quali condizioni si formano?
Gozzo multinodulare
Ingrossamento della tiroide detto anche struma, che può avere una tendenza familiare, essere legato ad un territorio (ossia endemico, tipico delle zone alpine fino al secolo scorso) o derivare da un ipotiroidismo materno (che genera nel feto cretinismo). Il gozzo endemico è dovuto ad una carenza di iodio nella dieta, minerale tipicamente attinto dal sale da cucina (o sale marino).
Tiroidite
Gruppo di patologie infiammatorie a carico della tiroide che portano al suo ingrandimento e alla formazione di noduli. Ne è un esempio la tiroidite di Hashimoto (o tiroidite autoimmune), dovuta per lo più a carenza di iodio. Colpisce prevalentemente il sesso femminile, determina un quadro di ipotiroidismo che si accompagna alla presenza di auto-anticorpi e formazione di follicoli linfatici, con aspetto nodulare e solido, che portano all’ingrossamento della tiroide.
Adenoma della tiroide
In caso di adenoma si può formare un solo nodulo o noduli multipli che assumono dimensioni notevoli, consistenza solida e margini regolari, al punto da essere facilmente palpati. I noduli sono per lo più di tipo freddo, e devono essere tenuti sotto osservazione per il rischio di trasformazione neoplastica maligna.
Carcinoma tiroideo
Si tratta di un evento raro rispetto alla totalità delle cause che portano all’insorgenza di noduli alla tiroide. Alla base ci sono dei fattori promuoventi, tra cui spiccano il fumo, la familiarità per il cancro alla tiroide ed il sesso maschile. In caso di carcinoma in genere compare un solo nodulo a rapido accrescimento, che si associa a raucedine e e linfoadenopatia, quindi al rigonfiamento dei linfonodi del collo. Il trattamento prevede l’asportazione chirurgica della tiroide (tiroidectomia) che può essere parziale o totale, cui possono sommarsi anche terapie oncologiche.
Nella pagina successiva ci occuperemo di approfondire le modalità con cui vengono diagnosticati i noduli alla tiroide ed i trattamenti medici più utilizzati.
Diagnosi e Trattamento
Come detto nella maggior parte dei casi i noduli alla tiroide vengono individuati casualmente in occasione di un esame diagnostico effettuato per altre motivazioni, e in questi casi si viene avviati verso un percorso diagnostico preciso dallo stesso medico che li ha individuati.
Cosa fare quando invece si nota un nodulo sul collo perché visibile o palpabile? In questo caso è necessario rivolgersi con tempestività al proprio medico di base, senza commettere l’errore di attendere per vedere se si risolve da sé, ma tuttavia non bisogna farsi prendere dal panico, sia perché si tratta di un evento piuttosto comune, sia perché, come visto, nella grande maggioranza dei casi quel nodulo non indica un tumore, o un fattore di rischio per la propria vita. Detto questo è importante sottoporsi ai controlli necessari per limitare il più possibile la degenerazione del problema ed eventuali trasformazioni neoplastiche.
Quali sono le visite richieste in caso di noduli? Gli esami necessari devono essere unicamente indicati da un medico, e in genere prevedono:
- Un prelievo del sangue attraverso cui verificare i livelli degli ormoni tiroidei (T3 e T4) e del TSH (ormone prodotto dall’ipofisi con lo scopo di regolare il funzionamento della tiroide), utili per identificare la funzionalità tiroidea e quadri di iper o ipotiroidismo. Attraverso il prelievo ematico si può anche avere un’idea di probabili patologie autoimmuni (quali la tiroidite autoimmune), dosando i valori di anticorpi anti-tireoperossidasi (TPOAb) e anticorpi anti-tireoglobulina (TgAb);
- Ecografia: esame più semplice e pratico per prendere visione delle dimensioni del nodulo, del numero e della localizzazione;
- Eco-doppler: indagine che permette di prendere visione del flusso sanguigno alla tiroide e ai noduli, tenendo conto che si tratta di un organo riccamente vascolarizzato e soggetto ad emorragie;
- Agoaspirato (FNAB): tecnica che permette, sotto la guida ecografica, di prelevare tramite un ago un campione del contenuto del nodulo, al fine di comprenderne la natura, quindi se maligna o benigna;
- Scintigrafia: esame più indicato per valutare se il nodulo è caldo o freddo.
I trattamenti sono in funzione della causa scatenante, delle caratteristiche del nodulo e della sua attività, pertanto vanno indicate esclusivamente da un medico specialista in endocrinologia, dopo aver valutato con attenzione le indagini diagnostiche.
Qualora i noduli non destino particolari attenzioni l’indicazione è in genere quella di sottoporsi con regolarità ad indagini di controllo, con lo scopo di tenere la condizione sotto osservazione ed intervenire prontamente in caso di alterazioni.
Se le condizioni includono alterazioni della funzionalità tiroidea, il trattamento prevede la prescrizione di farmaci: in caso di ipotiroidismo in genere l’indicazione verte sui farmaci contenenti l’ormone T4 (o tiroxina), quali tipicamente l’Eutirox®, permettendo di regolare le funzioni metaboliche descritte in precedenza. Talvolta l’indicazione terapeutica prevede la rimozione chirurgica (tiroidectomia) parziale o totale della tiroide.
Se la causa dell’ingrossamento della tiroide è dovuta a carenza di iodio, viene indicata banalmente una sua integrazione.
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