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Le piaghe da decubito, dette anche ulcere da decubito, o semplicemente piaghe, costituiscono una delle principali complicazioni ospedaliere e quindi uno degli aspetti più importanti di cui dover tenere conto in tutti i pazienti costretti a letto per lunghi periodi. Ci riferiamo sopratutto agli anziani ma anche a coloro che per diversi motivi sono costretti a trascorrere un periodo del loro tempo a letto.
Le piaghe da decubito sono delle lesioni da pressione, quindi alterazioni dei tessuti che si localizzano nelle zone su cui fa leva il peso del corpo nei pazienti costretti a letto. Pertanto le zone più sottoposte al problema sono le spalle, i gomiti, gli avambracci, i glutei, i polpacci e i talloni. Le piaghe sacrali sono quelle che hanno una maggiore incidenza d comparsa specie per i pazienti che si trovano sulla sedia a rotelle, in quanto sull’osso sacro grava la quasi totalità del peso corporeo.
Queste zone, infatti, sono soggette ad un continuo stress perché sottoposte al carico del peso corporeo e allo stesso tempo alla compressione contro la superficie di appoggio (materasso, sedia, sedia a rotelle), con il risultato di dare esito ad alterazioni della circolazione sanguigna.
Piaghe da decubito: foto che mostra la formazione e la gravità del processo
In queste zone la pressione del sangue tende ad aumentare, creando una stasi, ossia un fenomeno per cui la circolazione rallenta e non permette un’adeguata ossigenazione e trofismo (apporto di sostanze nutrienti per i tessuti), con il risultato di favorire la formazione di coaguli e dare esito a processi di necrosi, ossia di morte tissutale.
Le piaghe in un primo momento interessano i tessuti superficiali, quindi la cute (suddivisa in epidermide e derma), per poi andare via via ad interessare i tessuti sottocutanei e quelli più profondi, compresi muscoli, tendini, legamenti, cartilagini ed ossa, e se non opportunamente trattate possono portare alla morte per setticemia del paziente.
Quali sono le categorie di pazienti più soggette alle piaghe da decubito?
Abbiamo visto come questo tipo di lesioni siano causate dalla prolungata permanenza dei pazienti in posizioni sdraiate o sedute, pertanto il maggiore rischio di insorgenza delle piaghe da decubito è l’immobilità.
Va da sé che i soggetti più esposti a questo fenomeno siano i pazienti lungo-degenti, le persone disabili, i pazienti in coma, le donne con gravidanze a rischio, che richiedono di stare sdraiate per buona parte della gestazione, gli obesi, anch’essi costretti a permanere a lungo in posizioni statiche ed inoltre bisogna tenere conto che in questa particolare fascia di pazienti la pressione sui tessuti è davvero eccessiva.
Anche nei pazienti allettati in seguito a brutte fratture multiple e nei pazienti colpiti da malattie neurologiche invalidanti (sclerosi multipla e sclerosi laterale amiotrofica o SLA) si ha la formazione delle piaghe da decubito.
Come si presentano le piaghe da decubito?
La formazione delle piaghe da decubito procedono per fasi ben distinte come abbiamo avuto modo di vedere nelle immagini della pagina precedente.
Inizialmente si manifestano come un semplice arrossamento (o eritema) localizzato sulla cute delle zone sottoposte a compressione prolungata, successivamente la cute diventa man mano cheratinizzata, ispessita e di densità dura al tatto.
L’alterazione cutanea procede degenerando in vescicole e poi in vere e proprie ferite della cute con sanguinamenti, formazioni di croste ed esposizione dei tessuti sottocutanei. Man mano la piaga si estende sia in larghezza, ampliandosi sempre più, che in profondità, interessando i tessuti muscolari, cartilaginei, tendinei, legamentosi ed anche ossei.
A questi fenomeni si accompagnano numerose infezioni e conseguenti processi di necrosi, ossia morte dei tessuti, che portano nei casi più gravi alla morte del soggetto.
Come si effettua una buona medicazione delle piaghe?
In caso di lesioni da compressione, o ulcere da decubito, bisogna parlare di prevenzione più che di cura. Infatti, l’attenzione maggiore deve essere posta sull’impedire che si manifesti il problema, questo perché, come visto, si tratta di lesioni difficili da trattare e che costituiscono un concreto fattore di rischio per la vita dei pazienti costretti nella stessa posizione per lunghi periodi.
La piaga da decubito è una ferita che non guarisce da sola, tende difatti a cronicizzare e peggiorare, pertanto si intuisce come sia importante seguire la giusta prevenzione.
Quali sono gli strumenti per prevenire la formazione delle piaghe da decubito? In ambiente ospedaliero, quindi quando il paziente è ancora ricoverato, il compito di evitare la formazione delle piaghe spetta al personale sanitario, dunque agli infermieri, agli OSS e ai medici, i quali ad intervalli regolari eseguono manovre per gravare il peso del corpo del paziente via via in posizioni diverse.
Ogni 4-6 ore il soggetto viene spostato e posto in posizioni diverse, cambiando anche l’inclinazione del busto e delle gambe per facilitare la circolazione sanguigna. Allo stesso fine vengono, inoltre, effettuati massaggi cutanei superficiali per migliorare la circolazione cutanea ed impedire la stasi circolatoria.
Inoltre, nei reparti dove è previsto un lungo ricovero sono previsti dispositivi specifici, quali materassi, cuscini e ausili per contrastare il fenomeno, che hanno lo scopo di impedire un’eccessiva compressione delle parti del corpo che poggiano sulle superfici e su cui si scarica il peso del corpo.
Una volta che il paziente viene dimesso e affidato alla degenza a casa, i familiari o il personale ausiliario che si prenderà cura del soggetto viene istruito sulle corrette norme da seguire al fine di impedire la formazione delle piaghe da decubito che, si ricorda, sono un importante fattore di aggravamento delle condizioni di salute del paziente.
Si raccomanda pertanto di seguire con scrupolo tutte le indicazioni senza improvvisare nulla in base alle proprie convinzioni personali, né di affidarsi ad alcun consiglio in merito ad improbabili rimedi che non hanno alcuna valenza scientifica.
Come ribadito le piaghe da decubito possono condurre anche alla morte, pertanto richiedono un trattamento adeguato. Qui di seguito trovate le linee guida sulla prevenzione aggiornate e pubblicate sul sito ufficiale di Mayoclinic.org:
- È senz’altro importante cambiare posizione del soggetto ogni 4-6 ore, così come abbiamo visto in precedenza, per impedire che i tessuti di appoggio siano soggetti a continue compressioni, e dunque ridurre la stasi della circolazione e la formazione di coaguli che danno inizio al problema;
- Sollevarsi, se possibile, aiuta a riattivare la circolazione. Può bastare sollevare il busto, le braccia oppure il corpo facendo leva sui braccioli della sedia oppure le staffe del letto;
- La pulizia è un altro fattore cruciale per limitare il problema quanto più possibile. La cute va pulita con cadenza regolare, così come ci si deve accertare che le lenzuola o le imbottiture della sedia a rotelle o dei dispositivi mobili siano pulite. La pelle va detersa e lavata e va applicato del talco per ridurre l’umidità. Inoltre, si consiglia di utilizzare della biancheria intima liscia che non presenti particolari cuciture che possano esercitare pressione sulla pelle;
- L’alimentazione gioca un ruolo importante, infatti bisogna tenere conto che un paziente immobilizzato o allettato non ha le stesse necessità caloriche di un soggetto libero di muoversi. Non bisogna andare a gravare i tessuti di un ulteriore carico di peso, evento che favorirebbe l’instaurarsi delle piaghe. La dieta pertanto dovrà essere limitata e ponderata sulle reali necessità metaboliche del soggetto, favorendo un’alimentazione ricca di frutta e verdura, questo perché da un lato mantiene il paziente idratato e dall’altro lo fornisce di preziosi nutrienti, quindi vitamine e sali minerali. Può essere utile a tale scopo assumere integratori alimentari a base di zinco e vitamina C per potenziare le difese immunitarie e ridurre il rischio di infezioni;
- Mantenere la giusta idratazione per evitare la disidratazione. I segni tipici della mancata assunzione delle giuste quantità di acqua sono: urina scura, secchezza delle fauci, stimolo della sete e stitichezza;
- Altra questione importante è l’utilizzo di dispositivi medici appositi per contrastare la formazione di piaghe, i pazienti che richiedono un lungo allettamento necessitano di materassi, cuscini, medicazioni e bendaggi specifici.
Quando, invece, le piaghe si sono già manifestate bisogna informare subito il medico curante, questo perché tanto prima si iniziano a trattare le ulcere da decubito, tanto più le terapie saranno efficaci. Si ricorda inoltre che le piaghe si sviluppano in profondità, pertanto si tratta di una condizione che richiede la massima serietà di intervento.
Le terapie sono in relazione all’entità della lesione, in genere si avvalgono di farmaci locali (topici) che hanno la funzione di disinfettare le ferite, abbattendo la carica batterica e di favorire la riparazione dei tessuti e la loro guarigione. A tale scopo è possibile utilizzare un comune disinfettante, meglio a base di iodio, reperibile in farmacia.
Inoltre, bisogna sempre tener conto che le piaghe da decubito, se già formate, vengono sottoposte nuovamente a compressione e torneranno nuovamente a manifestarsi e cronicizzarsi. Comprensibilmente queste lesioni, se il paziente è cosciente, risultano molto dolorose pertanto non è infrequente che il medico ritenga necessario somministrare farmaci antidolorifici, antinfiammatori non steroidei (FANS) e anestetici locali quali la lidocaina oltre alla somministrazione di un antibiotico nel caso della comparsa di infezioni batteriche.
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