In questo articolo parliamo di:
Il prurito al seno è un sintomo molto diffuso che generalmente si localizza a livello del capezzolo, questo perché si tratta di una zona del corpo particolarmente delicata e sensibile per via della fitta rete di nervi che la raggiunge.
Si manifesta principalmente nel sesso femminile, tuttavia può riguardare anche il genere maschile specie nel corso della pubertà.
Come tutti i fenomeni che interessano il seno, il prurito spesso rappresenta un motivo di forte ansia e preoccupazione, con l’idea possa trattarsi di una delle manifestazioni di un tumore. Ma ovviamente non è sempre motivato spaventarsi, infatti nella maggior parte dei casi le ragioni possono essere molto banali e riferirsi ad un semplice sfregamento con gli indumenti che danno origine ad un’irritazione della cute o a fattori fisiologici, come le oscillazioni ormonali che intercorrono durante le fasi di ovulazione e di mestruazione.
Tuttavia, il prurito al seno potrebbe anche rappresentare uno dei sintomi con cui si manifesta un carcinoma mammario, quindi se protratto nel tempo non è assolutamente un sintomo da sottovalutare.
Per l’appunto, un semplice prurito di per sé non deve motivare grandi paure, ma se a questo si associano altri sintomi allora si rende necessario quanto prima sottoporsi ad indagini approfondite rivolgendosi ad un medico specialista in ginecologia.
Ma quali sono i segni a cui prestare particolare attenzione?
Non bisogna sottovalutare la presenza di alterazioni cutanee quali rossore, cute secca, capezzolo dall’aspetto introflesso, cute dall’aspetto a buccia d’arancia, presenza di secrezioni dal capezzolo, linfonodi ascellari ingrossati e la presenza di noduli individuati durante l’autopalpazione.
Fornite le principali indicazioni su sintomi e manifestazioni correlati al prurito al capezzolo, andiamo ad ampliare il discorso riguardante le cause scatenanti, al fine sia di rassicurare sul fatto che l’origine del sintomo sia imputabile a più fattori, ma anche al fine di non sottovalutare manifestazioni di interesse clinico.
Quali sono le cause più comuni di prurito al seno?
Fluttuazioni ormonali
Si tratta della motivazione alla radice della maggior parte dei casi di prurito e dolore al seno (mastodinia). Il corpo femminile nel corso dell’età fertile (ossia dalla pubertà alla menopausa) è soggetto ciclicamente ad oscillazioni ormonali che variano a seconda della fase del ciclo mestruale. Va da sé che queste oscillazioni non sono altro che un fenomeno fisiologico, responsabili dell’ovulazione (periodo di massima fertilità che si attesta attorno al 14° giorno dall’ultima mestruazione) e delle mestruazioni.
Quali ripercussioni determinano queste oscillazioni sulla mammella? Gli ormoni (estrogeni e progesterone) determinano numerose variazioni a livello della ghiandola mammaria, causando il suo rigonfiamento ed il suo stato di tensione, e quindi gonfiore, prurito e talvolta dolore.
I livelli ormonali variano anche durante la fase della pubertà, periodo in cui si ha l’ingrossamento della ghiandola mammaria, che può provocare prurito al seno che può protrarsi anche a lungo, ed ancora il prurito può essere anche un sintomo di gravidanza e riguardare tanto la mammella quanto le gambe e la pancia.
Sfregamenti, sudore e allergie
Le irritazioni sono fenomeni molto comuni che possono essere causate dallo sfregamento della cute del seno e dei capezzoli contro tessuti ruvidi oppure sono dovuti al contatto con fibre e tessuti verso cui si manifestano fenomeni allergici, causando prurito e rossore.
Nelle giornate calde o in seguito all’attività fisica anche l’accumulo di sudore può scatenare un forte prurito e rossore. In questi casi sarà sufficiente mantenere pulita e asciutta la zona del seno, indossare abiti puliti, non aderenti e realizzati in cotone.
Allattamento
L’allattamento è il periodo in cui la ghiandola mammaria produce il secreto mammario aumentando di volume e quindi andando ad esercitare una maggiore pressione sui tessuti della mammella. In virtù della fitta rete di nervi nella mammella, la pressione esercitata dalla ghiandola rende la mammella molto sensibile, generando prurito, sensazione di tensione e dolore.
Infezioni
Si tratta prevalentemente di mastiti, ossia di infezioni batteriche che insorgono per lo più nelle donne in fase di allattamento, prendendo il nome di mastite puerperale, ma tuttavia ne esiste anche una forma non puerperale.
L’agente responsabile dell’infezione penetra attraverso il capezzolo raggiungendo la ghiandola mammaria, causando prurito, fitte anche molto dolorose, mammella gonfia, sensazione di tensione, febbre, brividi ed un malessere generale. È necessario sospendere temporaneamente l’allattamento e intraprendere un trattamento antibiotico al più presto, sempre e solo su indicazione del medico.
Tumore
Il carcinoma della mammella è il tumore femminile più frequente in termini assoluti e riguarda principalmente le donne che rientrano nella fascia tra i 50 ed i 70 anni di età.
Esistono delle condizioni di rischio per lo sviluppo del carcinoma mammario quali appunto l’età, la presenza di familiarità per la malattia, stimolazioni estrogeniche, vizio del fumo, consumo abituale di alcool ed obesità. Una minor percentuale dei casi è legata invece a fattori genetici, in particolar modo alla mutazione dei geni BRCA1 e BRCA2.
In caso di carcinoma mammario si possono delineare numerose manifestazioni quali la presenza di un nodulo duro e compatto, retrazione del capezzolo o della cute circostante, secrezioni del capezzolo, prurito e linfonodi ingrossati in sede ascellare. Quando la malattia è in fase avanzata si possono riscontrare ulcerazioni, arrossamenti cutanei, pelle che assume un aspetto a buccia di arancia.
Tutte queste manifestazioni nell’insieme prendono il nome di malattia di Paget. Quella del cancro è senz’altro l’evenienza più temuta, ma bisogna chiarire che esistono sia tipologie sì maligne del tumore, ma anche benigne e che le terapie ad oggi disponibili mostrano buoni risultati in termini di cura.
Grazie alle campagne di screening, inoltre, è possibile individuare il tumore in uno stato di esordio, aumentano così le possibilità di successo dei trattamenti.
Diagnosi e Terapia: a chi rivolgersi nel caso di prurito al seno?
Presa visione dei sintomi e delle cause più comuni di prurito al seno, come ci si deve comportare quando si manifestano? Se il prurito è passeggero, di lieve entità e tende a manifestarsi ciclicamente in concomitanza dell’ovulazione o del ciclo mestruale, non è necessario allarmarsi: nella maggior parte dei casi è da riferirsi alle variazioni ormonali che si susseguono con le fasi del ciclo mestruale.
Tuttavia, se il fenomeno persiste e risulta fastidioso o genera paura, è sempre bene parlarne con il proprio medico curante. Analogamente se ci si rende conto che il prurito è in relazione ad un certo tipo di tessuto o insorge quando si indossano abiti troppo aderenti di solito, scegliere per indumenti in cotone e comodi dovrebbe risolvere la situazione. Se il capezzolo risulta screpolato a causa del sudore in genere l’applicazione di una crema idratante risolve la situazione.
Quando, invece, il prurito al seno è un sintomo persistente o si associano gli altri fenomeni visti in precedenza quindi dolore, sensazione di tensione, cute arrossata o dall’aspetto a buccia di arancia, capezzolo introflesso, noduli percepiti durante l’autopalpazione, linfonodi ingrossati e secrezioni che fuoriescono dal capezzolo, bisogna sottoporsi con la massima celerità a tutte le indagini di accertamento rivolgendosi ad un medico specialista in ginecologia.
Durante la visita il medico indaga dapprima sui sintomi riferiti: quando sono insorti, quale sia la loro intensità e ogni quanto si manifestano. È poi fondamentale accertarsi se la donna è in stato di gravidanza o se in fase di allattamento. Il medico va poi a visitare la mammella o le mammelle interessate, verificando quindi la presenza di alterazioni cutanee, eventuali secrezioni e se sono presenti noduli o linfonodi ingrossati nel cavo ascellare.
In base ai dati raccolti si valuta la possibilità di sottoporre la paziente ad una ecografia (mammografia), verificando alterazioni o masse che interessano la ghiandola mammaria, oppure, se si sospettano infezioni (mastiti), si effettua un’analisi delle secrezioni del capezzolo per determinare l’agente infettivo e prescrivere una terapia antibiotica mirata.
Nel caso in cui venga confermata la presenza di una massa tumorale è bene dire che le terapie (chirurgia e/o radioterapia o chemioterapia), odierne consentono buone probabilità di cura, specie se la malattia viene riscontrata nelle sue fasi iniziali.
Questo dato fa capire quanto sia di fondamentale importanza effettuare l’autopalpazione del seno con cadenza regolare (una volta al mese), alla ricerca di eventuali noduli o di alterazioni cutanee, ma soprattutto l’importanza di sottoporsi ai programmi di screening regionali che prevedono l’esecuzione di ecografia e mammografia con cadenza regolare (in genere ogni due anni, salvo casi di donne con più alti fattori di rischio).
Internet abbonda di consigli che prevedono l’adozione di terapie alternative o di rimedi naturali, ma si invita con forza a non prestare alcuna attenzione a questi contenuti che non hanno nessuna validità scientifica e che spesso purtroppo invitano a non sottoporsi alle cure mediche, portando all’aggravamento e alla morte chi ne segue le indicazioni.
L’unica strada da perseguire è quella di rivolgersi al più presto ad un medico specialista e di sottoporsi a tutte le analisi ed ai trattamenti indicati. Le terapie mediche hanno permesso e permettono a moltissime donne di guarire dal cancro al seno e di condurre una vita normale.
Condividi su: