Il tumore della vescica si sviluppa a partire dalla trasformazione maligna delle cellule che rivestono l’organo preposto alla raccolta dell’urina. Nella maggior parte dei casi, circa il 90%, le cellule interessate dalla mutazione appartengono all’urotelio, il tessuto che riveste internamente l’apparato urinario. Per questo motivo si parla di tumori uroteliali.
In questo articolo parliamo di:
- Incidenza e dati statistici
- Quali sono i fattori di rischio più rilevanti?
- Quali sono le principali tipologie di tumore della vescica?
- Sintomi
- Prevenzione
- Diagnosi e trattamento
- Un nuovo studio del Policlinico di Bari ha portato al disegno di un protocollo sperimentale
- Obiettivi e approcci terapeutici: quali sono?
- Il ruolo del Policlinico di Bari
- Innovazione nella terapia oncologica
- Importanza dello studio per il Sud Italia
- Impatto sulla gestione del carcinoma uroteliale
- Fonti
Incidenza e dati statistici
Nel 2023, secondo il rapporto “I numeri del cancro” pubblicato da AIOM, AIRTUM e PASSI, in Italia circa il 7% delle nuove diagnosi di tumore riguarda il carcinoma della vescica, rendendolo il secondo tumore più comune in ambito urologico, subito dopo il carcinoma della prostata.
Questa neoplasia si manifesta principalmente in uomini di età compresa tra i 60 e i 70 anni ed è quattro volte più frequente negli uomini rispetto alle donne. Nel 2023 sono stati stimati circa 29.700 nuovi casi, di cui 23.700 tra gli uomini e 6.000 tra le donne. Nonostante una sopravvivenza a 5 anni pari all’80%, il rischio di recidiva è molto elevato, con possibilità che il tumore possa ripresentarsi anche dopo anni.
Quali sono i fattori di rischio più rilevanti?
Uno dei fattori principali che aumentano il rischio di sviluppare il tumore alla vescica è il fumo di sigaretta, cui si aggiunge l’esposizione cronica a sostanze chimiche come ammine aromatiche e nitrosamine.
Queste sostanze si trovano frequentemente in settori lavorativi come quello tessile, della gomma e del cuoio. Altri fattori di rischio includono precedenti trattamenti di radioterapia nella zona pelvica, l’uso di farmaci come ciclofosfamide e ifosfamide, nonché infezioni parassitarie, in particolare da Schistosoma haematobium, presenti soprattutto in alcune aree del Medio Oriente.
Anche l’alimentazione gioca un ruolo, con un aumento del rischio legato al consumo eccessivo di cibi fritti e grassi, mentre esistono evidenze che suggeriscono una predisposizione genetica.
Quali sono le principali tipologie di tumore della vescica?
Il carcinoma uroteliale rappresenta circa il 90% dei tumori della vescica. Si distinguono forme superficiali, che costituiscono circa due terzi dei casi, e forme infiltranti, che raggiungono lo strato muscolare della vescica.
Altri tipi meno frequenti includono l’adenocarcinoma e il carcinoma squamoso. Il tumore può diffondersi localmente, colpendo i linfonodi, o a distanza, attraverso il circolo sanguigno, coinvolgendo polmoni, fegato e ossa.
Sintomi
I sintomi del tumore alla vescica sono spesso simili a quelli di altre malattie del tratto urinario. Tra i più comuni, si trovano la presenza di sangue nelle urine (ematuria), coaguli, sensazione di bruciore durante la compressione della vescica, difficoltà e dolore durante la minzione e una maggiore suscettibilità a infezioni urinarie. Con il progredire della malattia, questi sintomi possono intensificarsi.
Prevenzione
Non esistono programmi di screening scientificamente affidabili per la diagnosi precoce del tumore alla vescica. La citologia urinaria, che ricerca cellule tumorali nel campione di urina, può restituire falsi negativi se le cellule tumorali risultano difficilmente distinguibili da quelle sane.
Per questo motivo, le principali misure di prevenzione sono comportamentali, come smettere di fumare e adottare un’alimentazione equilibrata. Per i lavoratori esposti a rischio chimico, è consigliata una sorveglianza medica regolare.
Diagnosi e trattamento
La diagnosi del tumore alla vescica si basa principalmente su esami ecografici e cistoscopici. Quest’ultimo consiste nell’introduzione di uno strumento a fibre ottiche attraverso l’uretra, permettendo di osservare l’interno della vescica e prelevare campioni di tessuto per l’analisi microscopica.
Nei casi di tumori non infiltranti, la cistoscopia può essere sia diagnostica che terapeutica, poiché la resezione endoscopica può risultare curativa in una buona percentuale di pazienti con forme superficiali. Anche la citologia urinaria è rilevante in fase diagnostica, mentre tecniche come l’Uro-TC, la PET e la scintigrafia ossea sono utili per determinare se il tumore si è esteso ad altri organi.
In sintesi, il tumore della vescica rappresenta una delle patologie più frequenti in urologia, soprattutto tra gli uomini.
Nonostante la buona sopravvivenza a 5 anni, il rischio di recidiva resta elevato, e la diagnosi tempestiva attraverso esami strumentali e la prevenzione primaria giocano un ruolo cruciale nel migliorare la qualità della vita dei pazienti e limitare la progressione della malattia.
Un nuovo studio del Policlinico di Bari ha portato al disegno di un protocollo sperimentale
Il Policlinico di Bari si prepara a partecipare a un protocollo sperimentale innovativo dedicato ai pazienti affetti da tumore alla vescica. Questo studio multicentrico, a carattere internazionale, si concentra sull’utilizzo di un vaccino personalizzato, combinato con immunoterapia, rivolto a quei pazienti che hanno subito un intervento chirurgico per il carcinoma uroteliale muscolo-invasivo ad alto rischio di recidiva.
Obiettivi e approcci terapeutici: quali sono?
L’iniziativa nasce con l’obiettivo di migliorare le prospettive terapeutiche per i pazienti che affrontano una malattia caratterizzata da un alto tasso di recidiva, sia locale che a distanza, come avviene per il carcinoma uroteliale. Attualmente, la terapia standard non riesce a garantire una significativa riduzione del rischio post-chirurgico, rendendo fondamentale l’introduzione di nuove opzioni terapeutiche.
Il ruolo del Policlinico di Bari
Il team del Policlinico di Bari sarà impegnato nel trial clinico, con particolare attenzione all’uso di vaccini a base di mRNA (RNA messaggero), progettati su misura per ogni paziente.
Questi vaccini sono sviluppati tenendo conto delle mutazioni specifiche presenti nel campione istologico del paziente e mirano a stimolare il sistema immunitario, affinché possa riconoscere e combattere le cellule tumorali, modificando così l’andamento naturale della malattia.
Innovazione nella terapia oncologica
Il vaccino personalizzato è una delle innovazioni più promettenti nell’ambito dell’oncologia. La tecnologia dell’RNA messaggero consente la produzione di proteine specifiche per ogni paziente, creando una risposta mirata contro il tumore. Questo approccio ha il potenziale di rivoluzionare la terapia oncologica, migliorando le possibilità di guarigione e riducendo il rischio di recidiva.
Importanza dello studio per il Sud Italia
L’importanza di questo studio non risiede solo nella sperimentazione del vaccino personalizzato, ma anche nel fatto che coinvolge direttamente il Sud Italia, con il Policlinico di Bari che si pone come uno dei centri partecipanti.
La struttura ha infatti dimostrato di poter competere a livello nazionale e internazionale nell’adozione di terapie innovative, grazie anche al supporto della Direzione strategica del Policlinico e all’impegno del personale medico e scientifico coinvolto nella ricerca clinica.
Impatto sulla gestione del carcinoma uroteliale
Questo progetto rappresenta un passo avanti per l’intero territorio, che ora potrà offrire ai pazienti candidabili l’accesso a terapie d’avanguardia. I risultati del trial clinico potrebbero avere un impatto significativo sulla gestione del carcinoma uroteliale e contribuire a migliorare la qualità della vita di molti pazienti.
L’adozione di tecnologie avanzate come i vaccini a mRNA testimonia l’evoluzione continua della ricerca oncologica, soprattutto in contesti dove la standardizzazione delle cure non è più sufficiente a garantire risultati soddisfacenti.
Fonti
https://www.airc.it/cancro/informazioni-tumori/guida-ai-tumori/tumore-della-vescica
lnews.it/il-cibo-ultra-processato-genera-danni-dopo-solo-3-settimane/
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