Vaiolo delle scimmie: situazione in Italia e nuove varianti del virus

A partire dal 2022, sulla scia finale del biennio pandemico del Covid-19, un nuovo virus ha iniziato a seminare preoccupazione per la salute pubblica a livello globale: stiamo parlando del virus del vaiolo delle scimmie, in inglese Monkeypox.

La sua diffusione, negli ultimi mesi in significativo aumento, sta suscitando forti timori, soprattutto per l’aumento della gravità dei sintomi associati all’infezione delle nuove varianti.
In questo scenario, tuttavia, il Ministero della salute Italiano rassicura che la situazione nel nostro Paese è sotto controllo, soprattutto grazie alla presenza di una rete di sorveglianza epidemiologica molto forte.

In parallelo, molti progetti di ricerca internazionali, stanno approfondendo la conoscenza di questa patologia, soprattutto alla luce delle differenze osservate in confronto ai focolai passati.

Qual è la situazione attuale in Italia? Esiste una rete di sorveglianza attiva?

La rete di sorveglianza diagnostica che abbiamo in Italia è stata attivata dal Ministero della salute e potenziata al fine di monitorare al meglio la diffusione del vaiolo delle scimmie.

Secondo alcuni esperti del Dipartimento della Prevenzione del Dicastero suddetto, l’andamento epidemiologico del virus è completamente sotto controllo: il dato più significativo è che non sono stati rilevati casi del nuovo ceppo (clade I) di Mpox, che è la variante che sta facendo preoccupare maggiormente le autorità sanitarie di tutto il mondo.

Sempre gli stessi esperti affermano che le autorità sanitarie italiane stanno mantenendo un contatto costante con gli organismi internazionali al fine di sviluppare misure condivise.

Sempre il Ministero della salute, in coordinazione con l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), ha attivato le procedure operative per la pianificazione di strategie di contenimento nel caso di variazione dello scenario attuale. Questo approccio preventivo include anche il rafforzamento della rete diagnostica su tutto il territorio nazionale.

Esistono delle misure per la prevenzione del virus del vaiolo delle scimmie?

Per quanto riguarda la disponibilità di vaccini, il Ministero assicura che le scorte nazionali sono sufficienti a coprire il fabbisogno attuale. In questo contesto, è in preparazione una nuova circolare informativa destinata alle Regioni, che fornirà indicazioni specifiche sia alla popolazione sia agli operatori sanitari, specialmente quelli attivi nei siti di frontiera, per garantire un controllo efficace della diffusione del virus.

Oltre a ciò, attualmente è in corso una valutazione da parte delle istituzioni, di un collegio interministeriale che porterà al coinvolgimento dei ministeri degli esteri, dell’Economia e delle Finanze, degli Interni e dei Trasporti.

L’obiettivo di questa tavola rotonda è quello di organizzare piani attuativi che siano la base di coordinamento per il contrasto alla diffusione del patogeno.
L’adozione di un approccio strategico e organizzato potrà rispondere in modo celere a eventuali emergenze.

Ci sono delle differenze tra i virus attualmente in circolo rispetto ai focolai precedenti?

Sebbene la situazione in Italia sembri sotto controllo, a livello internazionale, la comunità scientifica continua a studiare l’evoluzione del Monkeypox. Un’importante ricerca, recentemente pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica “Nature”, invita a rivalutare la conoscenza sulla malattia, soprattutto alla luce delle differenze osservate rispetto ai focolai precedenti.

L’attuale epidemia globale ha infettato oltre 57.000 persone, con un tasso di mortalità dello 0,04%, significativamente inferiore rispetto al 2-3% registrato in focolai passati in Africa occidentale. Questo dato ha portato i ricercatori a riesaminare la percezione della gravità del Monkeypox, suggerendo che le precedenti stime potrebbero non riflettere accuratamente la realtà attuale.

Andrea McCollum, epidemiologo e co-autore dello studio, ha spiegato che il numero reale di decessi potrebbe essere più elevato, specialmente in Paesi con risorse limitate per il monitoraggio e la sorveglianza della malattia.

Le morti “non certificate”, oltre a quelle confermate, potrebbero infatti aumentare se il virus si diffondesse tra le popolazioni ad alto rischio di malattie gravi, come bambini, anziani e individui fragili.

Quali sono i sintomi tipici dei virus che circolano attualmente?

Oltre al tasso di mortalità inferiore, l’attuale epidemia di Monkeypox ha mostrato anche altre differenze significative rispetto ai focolai precedenti. I medici stanno osservando anche una minore frequenza delle lesioni cutanee, che lascia il posto a un’incidenza più elevata di lesioni mucose che vanno a colpire i tessuti interni del corpo.

Queste lesioni portano alla manifestazione di sensazioni dolorifiche molto intense e possono interferire con le normali attività quotidiane come la nutrizione, rendendo la malattia più difficile da gestire.

Ad esempio, gli infettivologi della Columbia University di New York che alla ricerca, hanno sottolineato che le lesioni della mucosa, sebbene non più gravi di quelle cutanee, aggravano i tessuti sensibili, aumentando il disagio per i pazienti.

Inoltre, queste lesioni sono più difficili da identificare e caratterizzare rispetto alle lesioni cutanee, il che potrebbe richiedere un aggiornamento della scala di gravità del Monkeypox raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

In alcuni casi documentati, l’infezione può causare delle complicazioni gravi come l’encefalite, ossia un’infiammazione del cervello, che è una condizione rara ma possibile in molte patologie causate da virus.

Ad esempio, ci sono stati due casi di pazienti deceduti in Spagna a causa di encefalite correlata al Monkeypox, suggerendo che il virus potrebbe avere effetti neurologici più gravi di quanto precedentemente pensato.

Quali sono le implicazioni future riguardo alla possibilità che il virus evolva ulteriormente?

Secondo l’interpretazione di alcuni esperti dell’University College di Londra riguardo agli ultimi dati in possesso sulla circolazione del virus, quest’ultimo potrebbe essersi evoluto rispetto ai ceppi che circolavano nell’ambito dei focolai precedenti.

Dobbiamo sottolineare che è assolutamente necessario superare la percezione del vaiolo delle scimmie come una semplice patologia infettiva a carico della cute e delle vie respiratorie e riconoscere invece la possibilità che questa possa evolversi in quadri clinici diversi in futuro.

Esattamente come tutti gli altri virus, anche il Monkeypox ha dimostrato di poter mutare e adattarsi nel tempo, il che rende cruciale la continua rivalutazione delle ipotesi scientifiche su questa patologia.

Le dinamiche evolutive del virus sollevano domande cruciali su quale potrebbero essere le popolazioni più a rischio di sviluppare le forme più severe della patologia.

Nuovi studi saranno necessari ai fini di una migliore comprensione di questi fenomeni oltre che per lo sviluppo di strategie efficaci di prevenzione e trattamento, specialmente nelle aree più vulnerabili del mondo.

Possiamo concludere che, sebbene l’Italia continui ad avere la situazione controllo grazie soprattutto a un valido sistema di sorveglianza, a livello globale la comunità scientifica continua a esplorare le implicazioni dell’attuale epidemia di vaiolo delle scimmie.

Le differenze osservate tra i ceppi attualmente in circolazione e quelli che circolavano nei focolai precedenti, suggeriscono che il virus potrebbe evolversi ulteriormente.

La collaborazione internazionale e il monitoraggio continuo saranno fondamentali per affrontare questa sfida sanitaria, garantendo che le misure preventive e terapeutiche siano adeguate a proteggere le popolazioni più a rischio. Nel frattempo, la ricerca continua a svelare nuovi aspetti del Monkeypox, contribuendo a una comprensione più completa di questa complessa malattia.

Fonti

https://www.nationalgeographic.it/vaiolo-delle-scimmie-che-cos-e-e-come-avviene-la-diffusione-di-questa-malattia

https://www.epicentro.iss.it/mpox/

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