Virus del Nilo Occidentale: comprendere i rischi e le strategie di prevenzione

Il virus del Nilo Occidentale, noto anche con la versione inglese del nome ossia “West Nile virus”, rappresenta un patogeno virale trasmesso in maniera principale da alcune specie di zanzare.

Gli effetti di questo virus spaziano da lievi a gravi, con comparsa di severe complicazioni neurologiche.

Negli ultimi anni, l’incidenza di questa infezione ha suscitato diverse preoccupazioni in varie parti del mondo, incluso il nostro paese, dove dove l’aumento delle temperature e i cambiamenti climatici stanno favorendo la diffusione di malattie trasmesse da vettori, come zanzare e altri insetti.

Dal maggio 2024 in Italia i casi di febbre West Nile sono aumentati, con la registrazione di un picco compreso tra i mesi di agosto e settembre. Le istituzioni sanitarie hanno confermato che questa propagazione del virus è correlata strettamente alla proliferazione di alcune specie di zanzare, soprattutto della specie Culex pipiens, la comune zanzara notturna.

Si tratta di un fenomeno non nuovo, ma che sta guadagnando una preoccupante diffusione in Europa, anche in regioni dove un tempo il virus era raro.

Un contesto climatico favorevole alla diffusione

Il cambiamento climatico, con il progressivo aumentare delle temperature e la modifica della distribuzione delle precipitazioni, ha creato le condizioni favorevoli affinchè si verificasse la proliferazione delle zanzare.

Questi artropodi, che sono i principali vettori del patogeno, si trovano meglio nei climi più caldi, che permettono loro di riprodursi con più frequenza, contribuendo così anche alla diffusione del virus in zone prima non a rischio. Ciò è particolarmente evidente in Europa, dove la presenza del West Nile Virus è aumentata considerevolmente negli ultimi decenni.

Studi epidemiologici suggeriscono che l’alterazione delle condizioni climatiche globali potrebbe continuare a favorire l’espansione del virus anche in nuove aree, precedentemente immuni a tale minaccia.

Modalità di trasmissione e sintomi

Il virus del Niclo Occidentale si diffonde all’uomo grazie soprattutto alla puntura delle zanzare di cui abbiamo accennato sopra.

Nonostante ciò, ci sono delle modalità di trasmissioni meno frequenti, come le trasfusioni di sangue contaminato, i trapianti di organi infetti e in, casi poco frequenti anche la trasmissione da madre a figlio durante la gravidanza o l’allattamento.

Il ciclo naturale del virus coinvolge principalmente gli uccelli, che fungono da serbatoio. Le zanzare, pungendo uccelli infetti, diventano vettori del virus e possono trasmetterlo a esseri umani e altri mammiferi, come cavalli o cani.

Nella maggior parte dei casi, l’infezione da virus del Nilo Occidentale si presenta in maniera sintomatica o con sintomi molto lievi e aspecifici.
Questi possono essere ricondotti erroneamente a una sindrome influenzale: febbre, mal di testa, dolori muscolari e affaticamento.

Solo una piccola percentuale di persone, circa il 20%, sviluppa sintomi visibili.
Solo una percentuale più piccola dei pazienti è caratterizzata da un’evoluzione della patologia in forme più gravi, come encefaliti o meningiti, che colpiscono il sistema nervoso centrale e possono avere conseguenze devastanti, soprattutto in individui anziani o con un sistema immunitario compromesso.

Un caso drammatico e l’impatto sulle comunità locali

Un recente esempio dell’impatto che il virus del Nilo Occidentale può avere si è verificato a Reggio Emilia, dove un pensionato di 77 anni è stato ricoverato in condizioni molto gravi condizioni a causa di una forma di encefalite virale causata dal virus.

L’uomo, descritto come attivo e in buona salute, ha contratto l’infezione dopo essere stato punto da una zanzara infetta e, nonostante l’intervento medico tempestivo, è finito in coma. Questo episodio ha scosso la comunità locale, mettendo in luce la gravità di un’infezione che, in una piccola percentuale di casi, può portare a complicanze mortali.

La famiglia del pensionato ha espresso frustrazione nei confronti delle autorità locali per la mancanza di misure preventive adeguate, come interventi di disinfestazione o campagne informative per sensibilizzare la popolazione.

Questo caso ha sollevato interrogativi sull’efficacia delle strategie di gestione del rischio adottate in Italia, soprattutto in regioni come l’Emilia-Romagna, dove il virus sembra essere particolarmente diffuso.

La diffusione geografica e la gestione del virus

Il virus del Nilo Occidentale ha una diffusione geografica molto ampia, che copre gran parte delle aree subtropicali e temperate del mondo. Focolai significativi sono stati segnalati in Africa, Medio Oriente, Europa, Nord America e Australia.

Negli Stati Uniti, ad esempio, il virus è considerato la principale malattia trasmessa da zanzare, con migliaia di casi registrati ogni anno. Anche in Italia, il West Nile Virus è diventato endemico, con episodi ricorrenti soprattutto nelle regioni settentrionali.

Le autorità sanitarie italiane, insieme all’Istituto Superiore di Sanità, monitorano costantemente la diffusione del virus attraverso bollettini epidemiologici che forniscono aggiornamenti sui casi rilevati e sulle aree maggiormente a rischio.

Tuttavia, come dimostrato dal caso del pensionato di Reggio Emilia, la percezione della popolazione è che le misure preventive non siano sufficientemente efficaci. La mancanza di campagne informative capillari e di disinfestazioni regolari ha alimentato il timore che i cittadini non siano adeguatamente protetti da un rischio che, seppur limitato, può avere conseguenze drammatiche.

Complicazioni e trattamento

Come già accennato, le forme più gravi di infezione da West Nile Virus possono portare a encefaliti e meningiti, condizioni che richiedono un ricovero ospedaliero e cure intensive.

Le persone affette da queste complicazioni possono soffrire di sintomi severi, come febbre alta, rigidità del collo, tremori, convulsioni e, nei casi più gravi, coma. Le persone anziane e quelle con malattie croniche sono particolarmente vulnerabili a sviluppare queste forme gravi della malattia.

Attualmente, non esiste un trattamento specifico per il West Nile Virus. Le cure sono prevalentemente sintomatiche e consistono nel fornire supporto ai pazienti affetti, idratandoli, somministrando antidolorifici e, nei casi più gravi, assistenza respiratoria.

La prevenzione rimane l’arma principale per combattere la diffusione del virus, in assenza di un vaccino per l’uomo. Il controllo della popolazione di zanzare, l’uso di repellenti e zanzariere e la rimozione di acqua stagnante rappresentano le principali misure preventive raccomandate dalle autorità sanitarie.

Il virus del Nilo Occidentale è una minaccia crescente per la salute pubblica, amplificata dai cambiamenti climatici e dalla difficoltà di contenere le zanzare che ne sono i principali vettori.

Sebbene nella maggior parte dei casi l’infezione provochi solo sintomi lievi, le gravi complicazioni neurologiche che possono colpire una piccola percentuale di persone richiedono un approccio più strutturato e incisivo da parte delle autorità sanitarie.

La gestione del virus, soprattutto in Italia, deve essere migliorata per evitare che tragedie come quella del pensionato di Reggio Emilia si ripetano. La prevenzione, la sensibilizzazione della popolazione e un monitoraggio costante della diffusione del virus sono fondamentali per limitare i danni causati da questa malattia silenziosa, ma potenzialmente letale.

Fonti

https://www.ilrestodelcarlino.it/reggio-emilia/cronaca/west-nile-coma-incubo-j7exh0z7

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