In questo articolo parliamo di:
- Che cos’è la biopsia al seno? A che cosa serve?
- Quando viene effettuata la biopsia al seno?
- Quali sono le principali tecniche per fare una biopsia al seno?
- Come funziona la biopsia al seno? E’ una procedura dolorosa?
- Ci sono delle norme di preparazione previste per la biopsia al seno?
- Ci sono dei rischi connessi ad una biopsia al seno?
- Come bisogna comportarsi dopo la biopsia al seno?
- Quanto bisogna aspettare in genere per i risultati?
La biopsia al seno è l’esame più diffuso per la diagnosi di alcune forme patologiche a carico del seno, utilizzato sempre più di frequente anche a scopo preventivo. É uno degli esami più utilizzato per la caratteristica e la diagnosi del tumore al seno.
Ma come funziona la biopsia al seno? Quanti tipi di biopsia al seno esistono? Ci sono dei rischi connessi a questa procedura? Si tratta di un esame doloroso? Per quali altri scopi viene effettuata la biopsia al seno?
Oggi ti forniremo una guida dettagliata su questa procedura medica.
Che cos’è la biopsia al seno? A che cosa serve?
Prima di parlare della biopsia al seno, è necessario che tu sappia che cosa significa il termine “biopsia”. Con questo termine medico ci si riferisce ad una procedura particolare che prevede di andare a prelevare una certa quantità di tessuto che verrà poi analizzato al microscopio.
In genere la biopsia viene fatta con un ago particolare chiamato in gergo Ago Aspirato. Nel caso della biopsia al seno, quindi, si effettua un esame istologico del tessuto della mammella.
Di solito il prelievo viene fatto su un’area che si ritiene sospetta o su un nodulo mammario con lo scopo di escludere, o confermare, una diagnosi, ad esempio quella di un tumore al seno.
Quindi, una volta che il materiale è stato prelevato verrà poi sottoposto ad un’accurata analisi al microscopio ottico e, nel caso in cui il medico lo ritiene necessario, si possono fare sul campione ulteriori esami di laboratorio.
In linea di massima questo esame viene fatto in seguito ad altri esami diagnostici che hanno riportato dei risultati anomali, ad esempio un prelievo citologico o una radiografia.
Con la biopsia al seno, infatti, i dubbi sollevati dagli esami precedenti vengono risolti e il medico avrà un quadro più chiaro della situazione, avendo così la possibilità di trovare l’approccio terapeutico più adeguato.
Vediamo in seguito quando viene prescritto l’esame della biopsia al seno.
Quando viene effettuata la biopsia al seno?
Quindi, l’esame della biopsia al seno è particolarmente utile per risolvere eventuali dubbi diagnostici che sono stati sollevati da altri esami. Tra i motivi più comuni per cui questo esame viene prescritto dal medico troviamo soprattutto i seguenti:
- Quando l’esame citologico con l’agoaspirato non ha fornito sufficienti informazioni sulla natura di una eventuale anomalia al seno;
- Quando i capezzoli secernono liquido sieroso o ematico;
- Quando si percepisce un dolore all’ascella o al seno, apparentemente ingiustificato;
- Quando, con la palpazione/ecografia/mammografia si è riscontrata un’area di tessuto mammario sospetta o un nodulo o un ispessimento anomalo e se ne vuole capire l’origine e la natura;
- Quando il tessuto cutaneo della mammella non appare normale, ad esempio la pelle a buccia d’arancia o una sensazione di calore al seno.
Oltre a stabilire la natura di un eventuale processo patologico in corso, la biopsia al seno ci permette di fare una distinzione tra un’alterazione maligna (come il tumore) e un’alterazione benigna (coma una cisti), dandoci importanti informazioni anche sull’invasività e sull’attività biologica.
Quali sono le principali tecniche per fare una biopsia al seno?
Questo particolare esame può essere eseguito con diverse procedure. Ovviamente sarà il medico a decidere quale sia la procedura migliore per il tuo caso, in base alle caratteristiche, alla zona da analizzare e alle dimensioni dell’area di interesse, ma l’obiettivo è sempre lo stesso.
Le tecniche più comuni per analizzare il tessuto mammario al microscopio sono quelle citate in seguito:
- L’agobiopsia mammaria: con questa procedura andiamo ad effettuare il prelievo del frustolo (ossia del tessuto mammario) con l’ausilio di un apposito ago che ha un diametro leggermente superiore a quello che usiamo di solito per fare una semplice iniezione. Di solito questa procedura prevede un’anestesia locale e viene fatta con l’aiuto di un ecografo, così da assicurarsi una precisione maggiore. Intuibilmente, il prelievo viene fatto proprio con l’ago che, una volta introdotto nel seno, ci permette di raccogliere il materiale per poi sottoporlo all’esame microscopico;
- La biopsia chirurgica: anche detta biopsia incisionale o biopsia escissionale. Come avrai sicuramente intuito dal nome, si tratta di una procedura che prevede la rimozione del nodulo (o della massa) praticando un’incisione sul seno. Si tratta senza ombra di dubbio della tecnica più invasiva per fare una biopsia al seno, ma è anche la più accurata e precisa;
- La macro-agobiopsia: il frustolo di tessuto viene asportato praticando un’incisione di un paio di millimetri nell’area in cui si ritiene essere presente la massa sospetta, successivamente si introduce un apposito ago dotato di una particolare lama tranciante. Il calibro degli aghi che vengono utilizzati in questo caso è maggiore rispetto al calibro della semplice agobiopsia mammaria ma ci permettono di andare a fare diversi prelievi.
Come hai potuto notare, la biopsia chirurgica è quella che ci permette di fare una diagnosi più accurata, ma, vista la sua invasività non viene praticata come prima scelta. La più comune tra quelle citate è sicuramente l’agobiopsia mammaria, andiamo a vedere in seguito come funziona.
Come funziona la biopsia al seno? E’ una procedura dolorosa?
Il prelievo del tessuto mammario attraverso l’agobiopsia può essere fatto in diversi modi. Ovviamente sarà il medico a decidere la modalità migliore in base alle anomalie da andare a studiare.
In genere il prelievo può essere fatto nei seguenti modi:
- In stereotassia: la paziente si siede davanti allo strumento della mammografia a torso nudo per la realizzazione di una serie di lastre che verranno poi trasmesse al computer. Viene poi individuata l’immagine anomala per guidare l’ago nella direzione della massa;
- In ecografia: la paziente si sdraia sul lettino, in posizione supina. Con l’ausilio dell’ecografo lo specialista andrà a determinare la sede dell’anomalia da sottoporre al prelievo;
- In macrobiopsia: nel caso in cui dalla mammografia sono emerse delle microcalcificazioni.
Una volta individuata la zona esatta in cui si trova l’anomalia o la porzione di tessuto che bisogna analizzare, si può procedere con il prelievo. In linea di massima questa procedura può durare dai quindici ai sessanta minuti, in base alla tecnica e alla complessità del caso.
Per effettuare il prelievo vengono seguiti i passaggi che ti mostriamo in seguito:
- Prima di tutto la paziente viene fatta accomodare sul lettino, in posizione supina e con le braccia rivolte verso l’alto;
- Il medico andrà a disinfettare accuratamente il tessuto cutaneo di interesse;
- Viene somministrato un apposito anestetico locale nella zona in cui verrà fatto il prelievo;
- Il medico andrà ad introdurre l’apposito ago nella zona di interesse o, se necessario, praticherà un’incisione minuscola, che non supera i 3 millimetri;
- Dopo aver prelevato i frustoli necessari per l’esame il medico eserciterà una lieve pressione nella zona su cui ha fatto il prelievo così da ridurre il sanguinamento e, possibilmente, applicando una borsa del ghiaccio per limitare la comparsa di un ematoma.
Alla fine dell’intervento non sono necessari dei punti di sutura, neppure nel caso in cui è stata praticata l’incisione. Verrà applicata un’apposita medicazione che potrà essere rimossa il giorno successivo.
Non si tratta di un esame particolarmente doloroso, anche se è invasivo e in quanto viene introdotto un ago. Infatti, grazie all’anestesia, il dolore percepito sarà minimo.
Ci sono delle norme di preparazione previste per la biopsia al seno?
Così come accade per qualsiasi altro tipo di esame che prevede la somministrazione di farmaci anestetici, è di fondamentale importanza che, prima di sottoporti ad una biopsia al seno, informi gli specialisti sui seguenti punti:
- Se soffri di particolari allergie, soprattutto nei confronti dei farmaci;
- Se stai seguendo un particolare trattamento terapeutico. Soprattutto se assumi degli anticoagulanti in quanto, fluidificando il sangue, potrebbero aumentare il rischio di una emorragia.
Infatti, nel caso in cui assumi degli anticoagulanti il medico ti dirà di sospendere la terapia nelle 48 ore che precedono la biopsia al seno. D’altro canto, se assumi qualsiasi altro tipo di farmaco, come quelli per il trattamento del diabete, non ci sono delle indicazioni particolari.
Infine, ti consigliamo di indossare un reggiseno comodo per fare la biopsia al seno. In questo modo, oltre a non avere fastidio dopo l’esame, sarà più semplice contenere l’impacco di ghiaccio dopo l’intervento.
Ci sono dei rischi connessi ad una biopsia al seno?
Anche se abbiamo a che fare con una procedura molto invasiva, non ci sono dei rischi particolarmente gravi a cui potresti andare incontro sottoponendoti ad una biopsia al seno.
In genere, durante e dopo l’esame proverai un dolore assolutamente minimo e del tutto sopportabile. Ma, se necessario, il medico ti prescriverà degli appositi antidolorifici.
Se, nei giorni che seguono l’esame, compaiono dei lividi nell’area che ha subito la biopsia, non hai nulla di cui preoccuparti, è del tutto normale. Per alleviare l’ematoma puoi fare degli impacchi freddi che ti daranno anche un senso di sollievo.
Tra i rischi che vengono comunemente associati ad una biopsia al seno troviamo sicuramente quelli citati in seguito:
- Possibili deformità al seno, a seconda di quanto tessuto è stato rimosso;
- Sanguinamento nel sito della biopsia, è più frequente se si tratta di una zona della mammella ricca di plessi venosi superficiali;
- Puntura accidentale della pleura e passaggio di aria nel cavo pleurico;
- Sensazione di avere la pelle del seno gonfia e tesa;
- Emorragie e versamenti ematici di modesta entità;
- Infezioni della ghiandola mammaria, anche se sono abbastanza rare, a patto che vengano rispettate tutte le regole per operare in condizioni di sterilità;
- Il bisogno di sottoporsi ad un ulteriore intervento chirurgico o altri trattamenti.
E’ opportuno che contatti il tuo medico se, dopo l’intervento, compare un eccessivo aumento della temperatura combinato con una secrezione anomala nell’area sottoposta alla biopsia che appare calda e arrossata. Infatti, questi sono i sintomi tipici di un’infezione e devi rivolgerti al medico.
Come bisogna comportarsi dopo la biopsia al seno?
Dopo la biopsia al seno puoi tranquillamente tornare presso la tua abitazione, qualsiasi essa sia la modalità a cui sei stata sottoposta. Ovviamente si fa eccezione per la biopsia chirurgica.
Sarai subito in grado di riprendere le normali attività quotidiane, ma ti consigliamo di riposarti, almeno nelle prime 24 ore in quanto hai sempre subito un intervento medico.
Segui tutte le indicazioni del medico per quanto riguarda l’assunzione di antidolorifici e ricordati di fare degli impacchi freddi per ridurre dolore e gonfiore dell’area che è stata sottoposta all’intervento.
Quanto bisogna aspettare in genere per i risultati?
Come abbiamo già detto, al termine della procedura per la biopsia al seno, il tessuto viene inviato ad uno specifico laboratorio che effettuerà tutte le analisi necessarie, generalmente con l’ausilio di un microscopio ottico.
In genere i tempi che occorrono per ottenere i risultati vanno da alcuni giorni ad una settimana prima che i tuoi risultati siano disponibili per la valutazione del medico. Il referto, infatti, verrà inviato direttamente dal patologo al medico in modo tale che questo possa valutare i seguenti punti:
- La coerenza tra i campioni;
- La posizione del sito sottoposto alla biopsia;
- La presenza di eventuali cellule tumorali;
- Il colore dei campioni;
- Le dimensioni dei campioni.